“Il vostro Natale sia un’oasi di preghiera”

«Il Natale viene a dire a tutti che abbiamo bisogno di oasi spirituali per recuperare le energie che ci consentono di fare la volontà del Signore. Le feste ci vedano felicemente dedicati alla preghiera e partecipi alle celebrazioni, rientrando in noi stessi, per capire nella nostra anima i passi giusti da fare nella vita». È il messaggio che l’Arcivescovo mons. Andrea Bruno Mazzocato ha voluto lanciare questa sera nell’omelia della Messa nell’Oratorio della Purità insieme al Centro solidarietà giovani «Giovanni Micesio», concelebrata con il suo fondatore, don Davide Larice, alla presenza di tanti volontari, amici e persone che sono state accolte in vario modo da questa fondamentale realtà del mondo della solidarietà udinese.

Prendendo spunto dal brano del Vangelo che racconta l’irruzione dell’angelo nella vita di Zaccaria, con l’annuncio che avrà un figlio – Giovanni il Battista – dall’anziana moglie Elisabetta che tutti credevano già sterile, mons. Mazzocato ha sottolineato come Zaccaria «entra da solo nel tempio a pregare e a offrire l’incenso a Dio. Nel messaggio che ho scritto per il Natale, invito a vivere questi giorni come un’oasi spirituale. Occasione per trovare spazi di silenzio, di preghiera, di raccoglimento».

Questo è il vero senso del Natale: «Attorno alla culla di Gesù c’è adorazione; l’angelo appare a Zaccaria mentre è nel Tempio in silenzio e preghiera; l’angelo appare poi a Maria mentre era in preghiera nella sua casa. A tutti noi dico: questa è la strada. Abbiamo bisogno di oasi per ritrovare la nostra anima. È la condizione per cogliere la Parola del Signore per la nostra vita e ritrovare le energie perdute. Altrimenti viviamo sempre fuori di noi stessi e diventa molto più difficile capire cosa il Signore ci suggerisce per la nostra esistenza e avere le energie per viverlo».

Certo, ha ammesso l’Arcivescovo, «sperimentare questa spiritualità fatta di silenzio e preghiera per molti è difficile: tanti pensano che sia inutile; altri dopo due minuti di silenzio sarebbero presi subito dal nervosismo e accenderebbero la televisione, la radio o si metterebbero a fare qualcosa. Ma l’uomo che sta lontano da se stesso, un po’ alla volta si sfinisce, non capisce più bene quali sono i passi da fare che gli illumina il Signore».

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