Giornata delle Comunicazioni sociali: anche in diocesi si riflette sull’essere comunità, non solo community

Domenica 2 giugno la Chiesa universale celebrerà la numero 53. E il tema scelto per il 2019 da Papa Francesco è «Siamo membra gli uni degli altri (Ef 4,25). Dalle community alle comunità». Anche la Chiesa udinese dunque è chiamata a riflettere, in particolare ricordando – appunto nelle comunità – durante la Santa Messa, con un momento dedicato (ad esempio durante la preghiera dei fedeli) questa ricorrenza. Tanto più oggi, non solo perché la comunicazione è un aspetto a dir poco significativo nella nostra società, ma soprattutto perché nel progetto diocesano delle Collaborazioni pastorali le è stato riservato un ruolo rilevante.

Restituire alla comunicazione una prospettiva ampia, fondata sulla persona, ponendo l’accento sul valore dell’interazione intesa sempre come dialogo e come opportunità di incontro con l’altro. È questo il significato della «Giornata mondiale delle comunicazioni sociali»: domenica 2 giugno la Chiesa universale celebrerà la numero 53. E il tema scelto per il 2019 da Papa Francesco è «Siamo membra gli uni degli altri (Ef 4,25). Dalle community alle comunità» (qui il testo integrale del messaggio).
Anche la Chiesa udinese dunque è chiamata a riflettere, in particolare ricordando – appunto nelle comunità – durante la Santa Messa, con un momento dedicato (ad esempio durante la preghiera dei fedeli) questa ricorrenza. Tanto più oggi, non solo perché la comunicazione è un aspetto a dir poco significativo nella nostra società, ma soprattutto perché nel progetto diocesano delle Collaborazioni pastorali le è stato riservato un ruolo rilevante. Nel documento che le istituisce, infatti si legge: «Papa Francesco ha affermato che “nel progetto di Dio, la comunicazione umana è una modalità essenziale per vivere la comunione”. Abitare con intelligenza spirituale questo sistema è parte integrante della missione cristiana che deve comunicare adeguatamente le proprie proposte con strumenti efficaci al servizio della vita cristiana delle comunità». Ecco allora che nelle CP questo può avvenire – si legge ancora – «ripensando gli strumenti tradizionali (bollettini parrocchiali, fogli domenicali…) nella nuova prospettiva pastorale e territoriale delle collaborazioni» e «aprendosi ai nuovi sistemi di comunicazione al fine di favorire un collegamento dinamico, efficace e permanente fra le diverse comunità e le famiglie». Non a caso proprio in questo periodo è stato richiesto alle Collaborazioni pastorali e alle nuove Foranie, dove possibile, di individuare un referente della comunicazione, anche con l’obiettivo di costruire un dialogo sempre più dimanico e ricco con il rinnovato sistema dei media diocesani che desiderano raccontare la vitalità delle nostre comunità cristiane. Anche attraverso il web, proprio come indicato dal Santo Padre.
Internet – scrive infatti Papa Francesco nel suo messaggio – «rappresenta una possibilità straordinaria di accesso al sapere», ma è anche «uno dei luoghi più esposti alla disinformazione e alla distorsione consapevole e mirata dei fatti e delle relazioni interpersonali, che spesso assumono la forma del discredito». La rete poi «è un’occasione per promuovere l’incontro con gli altri», ma «può anche potenziare il nostro autoisolamento, come una ragnatela capace di intrappolare». Come ritrovare allora «la vera identità comunitaria nella consapevolezza della responsabilità che abbiamo gli universo gli altri anche nella rete online?». Una possibile risposta, «può essere abbozzata» a partire da un’altra metafora, quella del corpo e delle membra, che san Paolo usa nella Lettera agli Efesini «per parlare della relazione di reciprocità tra le persone, fondata in un organismo che le unisce». Infatti «l’essere membra gli uni degli altri è la motivazione profonda, con la quale l’Apostolo esorta a deporre la menzogna e a dire la verità: l’obbligo a custodire la verità nasce dall’esigenza di non smentire la reciproca relazione di comunione». Per il Pontefice «l’immagine del corpo e delle membra ci ricorda che l’uso del social web è complementare all’incontro in carne e ossa, che vive attraverso il corpo, il cuore, gli occhi, lo sguardo, il respiro dell’altro». Così quando «la rete è usata come prolungamento o come attesa di tale incontro, allora non tradisce se stessa e rimane una risorsa per la comunione».

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